Teatro

Mario Pirovano a Firenze con ‘Lu Santu Jullare Francesco’

Giovedì 26 settembre alle 22 l’esibizione nel Chiostro di Santa Croce. Pirovano: è un fatto storico, è la prima volta che lo spettacolo va in scena in un luogo così carico di storia religiosa

Venticinque anni dopo la loro ultima esibizione a Firenze (8 e 9 luglio 2009), Dario Fo e Franca Rame ‘tornano’ – giovedì 26 settembre alle 22 – nel Chiostro di Santa Croce di Firenze, uno dei luoghi di spiritualità, arte e memoria più affascinanti al mondo tramite uno dei loro spettacoli più celebri ‘Lu Santo Jullare Francesco’ interpretato da Mario Pirovano.

E lo fanno nell’ambito del festival Genius Loci. Alla scoperta di Santa Croce, 3 giorni di eventi per dialogare, tramite i linguaggi contemporanei, sul tema del rapporto tra uomo e natura.

“Per me – spiega Mario Pirovano –  è una data storica. Poter proporre un testo così suggestivo in un luogo così prestigioso ha un grande significato. Sarà emozionante ripercorre episodi della vita di questo Santo in mezzo agli Affreschi di Giotto e Cimabue che hanno reso uniche queste pareti rappresentando anche episodi della vita del Patrono d’Italia. È  la prima volta che in Italia  va in scena questo spettacolo  in un luogo cosi carico di storia religiosa”.

LA TRAMA – Un monologo in cui prende vita un’intera serie di personaggi dell’Italia medievale: Papi e Cardinali, soldati sui campi di battaglia, contadini e venditori al mercato, monaci e cavapietre.

Lavorando su leggende popolari, su testi canonici del Trecento e su documenti emersi negli ultimi cinquant’anni, Dario Fo ha elaborato un’immagine non agiografica di san Francesco che, oggi, Pirovano ri-porta in scena con grande abilità: spogliato dal mito, emerge un personaggio provocatorio, coerente, coraggioso, ironico. Del resto era lo stesso Francesco a definirsi ‘jullare di Dio’ e questo proprio negli anni in cui l’imperatore Federico II promulgava un editto contro i ‘Joculatores’ considerandoli buffoni osceni.

La realtà storica e la tradizione popolare si intrecciano nel ripercorrere alcuni dei momenti più significativi della vita di Francesco: la richiesta di approvazione della Regola al Papa Innocenzo III, la predica agli uccelli, l’incontro con il lupo, la malattia agli occhi…

La rappresentazione si compone di 4 storie fra le più importanti della vita di Francesco. Il tutto giocato e raccontato con ironia e lazzi alla maniera dei giullari del medioevo, di cui santo era un esponente di primo piano e, non a caso, era soprannominato ‘Il Giullare di Dio’.

Nel primo episodio Francesco incontra il Lupo di Gubbio, sicuramente uno dei momenti più conosciuti della vita del Santo di Assisi. Nel 1200 gli animali rappresentavano molto bene il vivere quotidiano. Erano usati anche come allegoria per raccontare la vita degli uomini. Il lupo era simbolo di insaziabilità e ingordigia. Veniva anche associato all’oscurità della foresta, a quello che non si conosce, all’altro e al diverso.

Nel suo ‘viaggio’ Pirovano conduce quindi gli spettatori a imbattersi in una delle storie meno conosciute della vita di Francesco: un episodio cancellato da tutte le cronache e ritrovato proprio da Dario Fo e Franca Rame in oltre 2 anni di ricerche. Si tratta de ‘La Concione di Bologna sulla Pace e la Guerra’. Una storia di grandissima attualità in cui è possibile conoscere la vera natura di Francesco. Nel 1222 il Santo, invitato a tenere un’orazione sulla guerra di nuovo esplosa contro gli Imolesi, si rivolge ai presenti con la classica ‘provocazione a rovescio’ dei giullari, cosicché esalta la guerra e condanna la pace. L’effetto è immediato, tanto che il popolo chiede a gran voce la pace che verrà firmata di lì a breve.

Il carattere dirompente della provocazione di Francesco risalta anche nella scena dell’incontro con il Papa (raccontato nel terzo episodio) quando chiede di ritornare al messaggio del Vangelo al di là di ogni ipocrisia; come pure quando decide di parlare al lupo dimostrando di non temere il diverso, il ‘nemico’.

L’ultimo episodio ripercorre la morte di Francesco. Ammalato, scacciato dai suoi fratelli, considerato pazzo, “vattene via mentecatto che tu sé”, gli gridano alcuni confratelli. Accompagnato da alcuni suoi fidati ed affezionatissimi fratelli, Francesco peregrina su e giù per le valli dell’Umbria e della Toscana per essere curato e riportato ad Assisi su sua precisa richiesta.

Insomma, la pace, la guerra, l’amore per la natura, lo spirito di fratellanza tra gli uomini, il dolore e la gioia, la ricchezza e l’umiltà. Temi di ieri e di oggi in uno spettacolo che diverte, commuove e provoca.

Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria su www.santacroceopera.it