Cultura

L’arte di rompere le palle: intervista ad Angelo Bilotti

Tutti noi ci siamo sentiti chiamare almeno una volta nella vita “Rompi Palle” da un amico, da un collega o un familiare, e allora cosa abbiamo fatto? Ci siamo indignati; invece, Angelo Bilotti sostiene che Rompi Palle è bello, che ha anche degli inaspettati lati positivi e anzi si spinge a dire che il Rompi Palle Professionista o RPP è un vero e proprio super eroe. L’abbiamo incontrato per andare a fondo e fargli qualche domanda (precisa) sull’argomento.

Partiamo da te, dal libro si evince che nell’essere RPP è insito anche una certa deformazione professionale, di che si tratta?

Si, io sono responsabile qualità in un brand di moda; chi si occupa di controllo qualità è sempre visto dai colleghi e fornitori come il rompi scatole, colui che porta alla luce i problemi e infatti non deve fare molto altro che guardare le cose con molta attenzione, in ogni dettaglio; dopo un po’ si finisce per farlo anche nella vita quotidiana e così ci si accorge di tante stelle nascoste, di tanti luoghi o persone interessanti nel bene e nel male, spesso esilaranti, che restano invisibili a chi attraversa il mondo distrattamente.

Dunque Chi è l’RPP?

Partiamo dal dire cosa non è l’RPP: non è una persona pesante che fa del puntiglio un’arma per tediare il prossimo gratuitamente, ma è una persona che vive la sua vita in modo consapevole e che riesce a trovare le bellezze nascoste in ogni situazione salvandole dall’indolenza del mondo distratto e credo che questo sia a modo suo un qualcosa di profondamente eroico.

Ma RPP si nasce o si diventa?

Beh io avevo già una mia propensione personale fin da bambino infatti mio padre mi aveva dato il poco lusinghiero soprannome di “suocera”, ma lo si diventa, anzi credo che tanti lo siano già almeno in parte, si tratta solo di prendere consapevolezza, di dare spazio a questa cosa dentro di se e appropriarsi dell’orgoglio di appartenenza a questa nuova categoria.

Nel tuo libro leggiamo una serie di luoghi e circostanze in cui RPP mostra il suo potere ma quand’è che dà il meglio?

Credo che l’RPP dia il meglio di se nelle situazioni ordinarie: nei viaggi in posti vicini, magari nel paesino di provincia che si visita non da turista ma per una ragione specifica, nel treno al mattino, nei luoghi comuni, perché i pregiudizi e i meccanismi automatici nascondono tutto.

Un RPP a Milano dove e come si manifesta?

Beh credo che Milano sia proprio la città per eccellenza per un RPP perché è piena di tesori nascosti che vanno scovati in mezzo ai palazzi e alle vie, oltre i luoghi più gettonati.

Ma RPP è anche un po’ imbruttito?

Beh direi di no, ma probabilmente questo è proprio quello che risponderebbe un imbruttito DOC. Sicuramente la curiosità e la scoperta di tante cose rende RPP un po’ imbruttito nel senso che si finisce per avere sempre un’opinione su tutto, per voler sapere di tutto e aver letto qualcosa a riguardo e poi l’RPP potrebbe vivere in simbiosi con l’imbruttito vero e proprio perché nella fretta e nello stress ci si lascia “scappare” tante cose divertenti ad esempio sul treno mentre va a fatturare che RPP saprebbe cogliere e apprezzare.

Quanto c’è di autobiografico nel libro che hai scritto “Rompere le palle è una cosa seria”?

C’è davvero tanto se non tutto di autobiografico e realmente accaduto, questo libro vuole essere un esempio per gli altri, ho voluto mostrare gli episodi a volte buffi della mia vita per mostrare quante cose meravigliose sono nascoste nell’ordinarietà per chi sa guardare con attenzione.