IL 27 OTTOBRE SERGIO CAMMARIERE TORNA AL TEATRO DAL VERME CON “UNA SOLA GIORNATA”, IL SUO NUOVO ALBUM.
Il suo ultimo lavoro discografico “Una sola giornata”, composto da tredici brani che spaziano tra swing, jazz e bossa nova, è uscito lo scorso aprile e da allora Sergio Cammariere non si è fermato. “La miglior promozione si fa suonando in giro per l’Italia” – afferma il cantautore crotonese che farà tappa a Milano, al Teatro Dal Verme, accompagnato da Daniele Tittarelli al sax, Amedeo Ariano alla batteria e Luca Bulgarelli al contrabbasso, nell’ambito di Jazzmi 2023.
Non posso non partire da “Tutto quello che un uomo”, quel capolavoro in musica che proprio quest’anno compie vent’anni. Brano a cui hai dedicato l’ultimo capitolo della tua biografia “Libero nell’aria”, scritta con la complicità drammaturgica di Cosimo Damiano Damato nel 2021. Quanto la tua carriera deve a quella canzone meravigliosa?
“Tutto quello che un uomo” è stato il brano che ha cambiato la mia vita. Chi si è innamorato di questa canzone, l’ha fatta sua, se l’è portata dentro. É un brano che ha resistito al tempo diventando una sorta di evergreen.
Recentemente l’ha cantata anche la grande Mina. Che effetto ti ha fatto?
É stato un grande onore, il più grande premio alla carriera.
“Tutto quello che un uomo” è frutto del sodalizio artistico con il paroliere Roberto Kunstler. “É l’incontro che ha cambiato la curva della mia musica”, scrivi nel tuo libro.
É proprio così. Prima i miei testi non supportavano le melodie, mentre con Roberto si è creato il giusto connubio. Lui è un poeta, e insieme siamo riusciti a comporre delle canzoni con strutture armoniche alle quali non eravamo abituati in Italia, e questo grazie anche ai suoi versi, ai testi in italiano, alla sua poetica. Ci sono tante storie e aneddoti legati a “Tutto quello che un uomo”.
Me ne racconti uno?
Sai che all’inizio si scrive un testo provvisorio. Ecco, le prime parole che vennero in mente a Roberto furono “Interrompo il digiuno / Con quattro biscotti”, che il mese dopo diventarono “Se non fosse per te / Crollerebbe il mio cielo”.
Il 27 ottobre dal palco del Teatro Dal Verme ti esibirai nei tuoi successi più amati e nei brani tratti da “Una sola giornata”, il tuo dodicesimo disco. Qual è la genesi di questo nuovo album?
É il risultato dell’officina che abbiamo creato con Roberto Kunstler. Abbiamo tirato fuori brani scritti circa sette anni fa come “Una carezza assente” e “Di te che ho bisogno”. Mentre “Una sola giornata”, la canzone che dà il titolo all’album, e altri pezzi sono invece più recenti. Tra l’altro proprio in questo periodo sto recuperando molti miei brani composti trent’anni anni fa che oggi hanno un sapore ultramoderno.
Sembrano composti ieri?
Sì, sono sempre belli. Ma cosa più incredibile è che con Roberto scriviamo canzoni in continuazione. Anche in questi giorni stiamo chiudendo la stesura di due brani nuovi, ma ne avremmo almeno cinquanta di canzoni inedite chiuse nel cassetto. Aspettiamo i momenti giusti per pubblicarle, o semmai darle a qualche altro interprete come è accaduto con il tenore leggero italo-americano Jonathan Cilia Faro e il brano “L’incredula Rosa”.
E come col duo musicale sudcoreano.
Sì, di recente due artisti sudcoreani hanno cantato “Sul sentiero”, un mio brano di vent’anni fa, vincendo anche un importante premio nel loro paese. Successivamente la canzone, nella sua versione originale, è stata usata per la pubblicità di un famoso brand in Corea del Sud.
Come è stato sentirli cantare dal vivo nello studio de “I Fatti Vostri”?
Fantastico! Sono così entusiasti che ci hanno chiesto altri brani, vogliono continuare a cantare in italiano le nostre canzoni, e questo fa molto piacere.
E tu invece quali progetti hai in cantiere?
Sto scrivendo due colonne sonore: una per un film horror esoterico, “Revival”, del giovane regista Dario Germani, l’altra per un mediometraggio d’animazione che avrà le mie musiche originali.
Hai composto musiche per i film d’autore, ma anche per i film d’animazione. Ti ricordo ne “La Principessa e il Ranocchio”, il film Disney del 2009: eri l’artista italiano perfetto per quel progetto.
Quella con Disney è stata un’avventura bellissima, le musiche di Randy Newman erano musiche importanti. Vivo la musica da tanti punti di vista, non solo dal punto di vista cantautorale, e le colonne sonore mi hanno aperto verso altri mondi.
La tua musica è ricca di contaminazioni tra canzoni d’autore, suoni jazz, ritmi latini, musica classica. Credo sia figlia di una grande ricerca negli anni, della voglia di sperimentare, dell’apertura che hai sempre avuto verso altre realtà: non è forse così?
Proprio così. Amo la musica classica contemporanea come amo la musica etnica. La mia ricerca è a 360°. Aver conosciuto musicisti che vengono da tutte le parti del mondo, indiani, africani, è stata una grande fortuna. Negli anni ‘90 suonavo con Shiko Mawatu, ho conosciuto soukous, questo ritmo che dal Marocco prende tutta l’Africa, e porta con sé i ritmi latini, sudamericani. E poi c’era Felix, il nostro grande amico in comune, la mia anima black.
Grazie al quale ci siamo conosciuti. Ho letto con una certa emozione il ricordo che gli dedichi nel tuo romanzo biografico.
Con Felix eravamo molto amici. Ci siamo conosciuti a Roma a metà anni ’80. Lui è stato uno dei patriarchi di un genere musicale che stava nascendo che era l’house music. Tra i suoi discepoli c’erano diversi artisti, come Jovanotti che poi ha fatto la grande carriera che tutti conosciamo. Noi suonavamo e improvvisavamo canti nigeriani. Il nostro punto di riferimento era Fela Kuti e ci ritrovavamo la notte a casa mia a suonare.
Ricordo un pomeriggio di diversi anni fa, Felix e io ti stavamo guardando in tv, eri ospite in una trasmissione Rai, quando lui iniziò a raccontarmi della vostra amicizia di lunga data, delle vostre serate romane.
E non sai quante registrazioni ancora conservo di quelle serate. Un giorno ti farò ascoltare quello che combinavamo negli anni ’80, c’erano tante idee pazzesche.
Taty Rossi
Online il video di “Valzer di Chimere”. L’emozionante brano in duo con Giovanna Famulari.